Domanda : extrasistolia ventricolare frequente - 08.04.2015
Un mio paziente 40enne, praticante attività sportiva (tennis), non agonistica ma a buon livello di intensità, presenta extrasistolia ventricolare frequente, con cuore apparentemente sano. Cosa suggerire riguardo l’attività fisica?
(domanda da parte di un medico)
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Vincenzo Santomauro
L’incidenza delle aritmie ventricolare nello sportivo è molto elevata, al pari che nella popolazione generale apparentemente sana, per le forme che al monitoraggio Holter delle 24 h possono essere classificate semplici, 50-60%, meno per le forme complesse (extrasistolia frequente > 2000/24 h, polimorfa, ripetitiva, TVNS) 3-4% dei casi.
Il significato clinico è tuttavia considerato simile, cioè fondamentalmente benigno, una volta che sia dimostrata l’effettiva assenza di cardiopatia con esami di II livello (ECO, Prova da sforzo, Monitoraggio Holter) e, nei casi dubbi, di III livello (SEF, SA-ECG, RMN, Monitoraggio ecgrafico prolungato, Angiografia coronarica).
In altri termini in presenza di aritmia ventricolare, nello sportivo così come nella popolazione generale, il fattore prognostico più importante è costituito dal substrato. Quando una cardiopatia è presente assume successivamente importanza il trigger (tipo di aritmia ventricolare) ed i fattori correlati, e la sospensione dell’attività sportiva contribuisce a ridurre significativamente il rischio di questi soggetti per cui l’idoneità non va concessa. Quando il substrato è assente (non cardiopatia organica o elettrica) le aritmie ventricolari non sostenute non sono in grado di determinare un incremento del rischio di morte improvvisa. Tuttavia, mentre nelle forme “semplici” non devono esserci limitazioni alla concessione dell’idoneità, nelle forme frequenti o “complesse” è suggerita maggiore cautela con un periodo iniziale di “disallenamento”, per valutare la riduzione dell’aritmia con la sospensione dell’attività, ed un successivo stretto follow-up allo scopo di valutare l’eventuale peggioramento dei sintomi e/o di cogliere la comparsa di anomalie cardiache ad espressione più tardiva.
Infatti di fronte a tali forme “complesse” può rimanere il dubbio che l’aritmia rappresenti il segno precoce di una cardiomiopatia latente o comunque di un’anomalia già presente ma non ancora manifesta con gli esami attualmente disponibili. In tal caso le peculiari modificazioni fisiologiche e le particolari condizioni ambientali che si realizzano nel corso dell’attività sportiva potrebbero modificare sensibilmente, in senso negativo, la prognosi di aritmie ventricolari precedentemente giudicate benigne.
In sintesi il rilievo di aritmie ventricolari complesse nello sportivo impone un supplemento di cautela, l’impiego di tutte le metodiche diagnostiche disponibili per evidenziare un eventuale substrato anatomico o elettrico, e l’applicazione di criteri rigorosi per l’idoneità, in accordo ai protocolli cardiologici attualmente disponibili.